Pescara. Le Acli esprimono preoccupazione per quanto sta succedendo in Afghanistan e rilanciano il loro appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali affinché vengano organizzati dei corridoi umanitari per salvare più vite possibile e per garantire un futuro alle donne e agli uomini di una terra martoriata. Nello stesso tempo le Acli vogliono fare la loro parte in Europa e in Italia.
Oltreconfine, l’Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli (Ipsia Acli), è presente e opera da diversi anni, in collaborazione con la Caritas e la Croce Rossa, a favore dei profughi che cercano di entrare in Europa via terra.
Oggi, su oltre 10 mila rifugiati ufficialmente censiti, gli afgani, dopo i pakistani, sono il secondo gruppo per numero di presenza e il numero è destinato a salire purtroppo in concomitanza con l’arrivo della stagione autunnale, non sempre mite, e di quella invernale che è addirittura invivibile. Ecco perché, con Ipsia, le Acli si sono mobilitate per una
raccolta fondi a favore dei programmi di prima accoglienza. In Italia le Acli nazionali organizzano
un’accoglienza diretta ospitando in strutture proprie famiglie di afgani. Già dalla prossima settimana, in
collaborazione con altre organizzazioni umanitarie italiane, saranno messi a disposizione i primi alloggi in cui
ricevere famiglie in fuga dal regime talebano. In seguito, anche la rete interna dei servizi promuoverà interventi
di seconda accoglienza al fine di assicurare la tutela, la promozione e il riconoscimento dei diritti di queste
persone.