Chieti. Forte preoccupazione riguardo alla attuale riforma della giustizia penale viene espressa dalla Giunta esecutiva del Distretto di L’Aquila della Associazione Nazionale Magistrati che “pur apprezzando l’obiettivo della riforma, finalizzato a garantire la funzionale e celere definizione dei procedimenti penali, per meglio attuare il principio della ragionevole durata del processo, e alcune delle sue ricadute concrete tra cui l’estensione della disciplina della messa alla prova e l’introduzione di forme di giustizia riparativa, la valorizzazione e l’implementazione dell’uso delle risorse informatiche, ritiene che “molteplici sono i contenuti che destano allarme in termini di tenuta del sistema giustizia”.
Secondo l’Anm abruzzese ” l’introduzione di una causa di improcedibilità, correlata al decorso dei termini di durata del processo rischia di vanificare lavoro e risorse spese nel corso delle indagini e nel giudizio di primo grado”.
E ancora: “Pur apprezzando la disciplina transitoria di cui ai commi da 3 a 5 dell’articolo 2 del disegno di legge, l’estinzione anticipata dei giudizi in fase d’appello, per come strutturata, determinerebbe un grave pregiudizio per il sistema giustizia, anche in considerazione della sua applicazione a reati di elevato allarme sociale”. Tra gli effetti distorsivi della cosiddetta prescrizione processuale l’Anm abruzzese evidenzia “quelli della contrazione del ricorso a riti alternativi e dell’incentivazione ad appellare, nonché l’aumento dei giudizi civili di risarcimento da reato quale
unica via di ristoro per le vittime, a fronte della sopravvenuta improcedibilità”.
E perplessità suscita l’obbligatorietà della discovery degli atti di indagine alla scadenza del termine di fase che per come formulata, rischia di consentire all’indagato l’accesso agli atti di indagine in un momento in cui, in astratto, è in corso la valutazione, da parte del giudice per le indagini preliminari, di una richiesta cautelare formulata dal pubblico
ministero”.
Critiche anche sulla “attribuzione al legislatore della individuazione dei criteri generali di priorità dell’azione penale”: attribuire al Parlamento “con regole necessariamente generali e astratte il compito di indicare a quali reati dare la precedenza, è soluzione distonica rispetto al principio di obbligatorietà dell’azione penale e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, determinando una potenziale frizione col principio di separazione dei poteri”. Per l’Anm “la magistratura abruzzese non si riconosce nell’immagine, veicolata nell’opinione pubblica, di una magistratura indolente” .