Pescara. Calano i consumi e di conseguenza chiudono le piccole aziende e i negozi. L’Abruzzo, a parte la Sardegna, è la regione italiana più colpita da questa crisi. A sostenerlo sono i dati emersi dall’ultimo studio della Cgia da cui spiccano dati allarmanti, soprattutto per l’Abruzzo.
“Anche a seguito di questa forte diminuzione dei consumi delle famiglie”, spiega il ricercatore dell’Ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese Mestre, Daniele Nicolai, “la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero. Tra il settembre 2009 e lo stesso mese di quest’anno le aziende/botteghe artigiane attive sono diminuite di 178.500 unità (-12,1 per cento), mentre lo stock dei piccoli negozi è sceso di quasi 29.500 unità (-3,8 per cento). Complessivamente, pertanto, abbiamo perso più di quasi 200 mila negozi di vicinato in 10 anni”.
Oggi, in termini percentuali, la regione più colpita dalla moria di aziende artigiane (a esclusione della Sardegna che negli ultimi 10 anni ha visto scendere il numero del 19,1 per cento) è proprio l’Abruzzo con il 18,3 per cento.
Una conseguenza non solo del calo dei consumi degli abruzzesi, che cominciano a non fidarsi più della situazione creatasi nella regione verde d’Europa, ma anche di altri fattori che andrebbero approfonditi. Infatti il taglio dei consumi in Abruzzo non è al primo posto in Italia, anzi. E’ al 12esimo posto con un calo annuo di -1,1 per cento. Quindi i problemi starebbero anche altrove.
Rispetto al 2007, le famiglie italiane hanno “tagliato” i consumi per un importo pari a 21,5 miliardi di euro. L’anno scorso, la spesa complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese è stata pari a poco più di 1.000 miliardi di euro. Nonostante la contrazione, questa voce continua comunque ad essere la componente più importante del Pil nazionale (pari al 60,3 per cento del totale). E, come era prevedibile, il Sud è stato la ripartizione geografica che ha registrato la riduzione più importante.