Rispetto all’anno scorso la situazione dei contagi in Abruzzo è di gran lunga peggiore. E’ quanto emerge considerando lo stesso mese di riferimento, cioè giugno. La seconda ondata di contagi da covid ha interessato questo mese un numero di abruzzesi 20 volte superiore rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E tutto questo nonostante la campagna vaccinale, che un anno fa non c’era.
Nella prima ondata si sono infettate a giugno 43 persone. Nella seconda ondata il numero di contagiati è stato di ben 852. Insomma, una bella differenza. Questo significa che il virus circola molto di più anche se in modo latente e nonostante il vaccino, che a giugno dello scorso anno non esisteva. Un aumento, quello che si registra in Abruzzo, più pesante rispetto a quello nazionale.
Se guardiamo a come si presentava l’Italia alla fine del primo e unico duro lockdown (maggio/giugno 2020) la situazione era di circa 15mila infetti attivi (ma con un tracciamento tre volte inferiore), rispetto agli attuali 200mila.
La pandemia è una, ma sembrano quasi due eventi diversi. Se la prima ondata ha visto raggiungere il suo picco (in molti indicatori) in poche settimane, la seconda è invece caratterizzata da un’onda lunga, che ha raggiunto più lentamente il plateau.
I dati mostrano delle differenze nelle modalità di gestione dei pazienti anche se la percentuale di coloro che sono finiti in terapia intensiva è simile tra prima e seconda ondata. Quindi molti contagiati in più ma le stesse persone che si aggravano e che finiscono in ospedale.
Il picco giornaliero nella prima ondata è stato di 6.557 persone e si è raggiunto dopo 27 giorni dall’inizio della stessa il 21 marzo Nella seconda ondata il picco giornaliero di contagi è stato pari a 40.902 casi e si è raggiunto al 61esimo giorno (il 13 novembre). L’andamento della crescita dei contagi è stato simile nelle due ondate fino al 31esimo giorno: da quel momento in poi la curva della seconda ondata si è inclinata in modo molto più rapido.