Pescara. Chiude la bottega storica del barbiere pescarese Enzo Di Cerchio: non ha voluto apportare al suo locale le modifiche previste dal governo per prevenire il contagio da Covid-19.
“Enzo Di Cerchio, da quando aveva 11 anni, nel 1947, ha iniziato a lavorare come garzone presso la barberia dello zio, in viale D’Annunzio; dal ’56 ha poi aperto una bottega tutta sua su viale Vittoria Colonna. Oggi ha 84 anni e non riaprirà il 18 maggio perché non se l’è sentita di apportare le richieste modifiche ministeriali al suo locale” scrive in una nota Concetta Di Virgilio, segretaria regionale Cif Abruzzo.
“Tutte le mattine, Enzo, con precisione cronometrica, alle 7.30 apriva la sua bottega e accoglieva la sua affezionata clientela, che non avrebbe mai voluto fare a meno del suo tocco delicato e attento, affinato in 70 anni di esperienza” continua Di Virgilio. “L’artigianato non è un lavoro anonimo e impersonale, non va in pensione, per la semplice ragione che migliora con l’esperienza, si arricchisce sempre più, e con il passare del tempo diventa patrimonio della collettività, prezioso per la formazione dei giovani. Si sa, il passaggio intergenerazionale dei saperi si è da tempo interrotto, l’apprendistato ha assunto forme complesse e forse astruse e nessun giovane è passato a raccogliere il testimone di Enzo”.
“Il Coronavirus ci sta obbligando a cambiare il nostro modello di sviluppo e per fare questo non possiamo più permetterci il lusso di dissipare “saperi” immolati sull’altare del franchising o del reddito di cittadinanza” afferma Di Virgilio. “Dovremo rileggere la tradizione, il vissuto, rivalorizzare anche quelle attività che hanno sfidato il tempo e che possono essere riproposte in chiave nuova. Anche esse contribuiscono a conservare l’identità della città da cui dovremo necessariamente ripartire” conclude.