E dopo le rivisitazioni di noti chef d’Italia e non solo, che avevano urtato la suscettibilità degli abruzzesi, troppo legati alla tradizione del vero arrosticino, a cimentarsi con uno dei simboli della regione verde d’Abruzzo è lo Chef Ruffi che presenta una versione da film horror.
Parliamo di arrosticini fritti in padella “di mucca” con tanto di stecco nell’olio e preparati “al sangue”, ma non inteso come cottura, ma con il vero sangue dello “chef”, rimasto ferito durante la preparazione “con dei legnetti di legno” e che si vede nelle immagini. Ma come dice Ruffi, “lo chef è abituato a queste cose” (sic). Il tutto condito con un po’ di vino che fa scattare l’allarme antincendio proprio durante la lavorazione. Ma lui non demorde e guarda l’aspetto positivo dell’allarme scattato, affermando: “comunque è buona sta cosa così abbiamo visto anche che funziona”. Poi spiega anche l’etimologia del piatto: “Perché si chiamano arrosticini? Perché russano”.
E’ tutto vero e non è stato preparato come in una parodia di Seth Grahame Smith.
Ma chi è Chef Ruffi? E’ stato definito nel 2017 da Gamberorosso “il caso gastronomico italiano (se così vogliamo dire) dell’estate”, come l’unico “chef” sui social media a generare più coinvolgimento e interazioni di Massimo Bottura o di René Redzepi. I suoi video sono cresciuti sui social di popolarità con il passare del tempo e chi li vede per la prima volta non crede ai suoi occhi. Stavolta, però, con gli arrosticini ha superato se stesso e i suoi fan lo hanno tempestato di commenti, spesso alquanto contrariati ma comunque ironici.
“Guardate come sono venuti bene“, afferma Ruffi.