Pescara. “Il mio assistito ha chiarito di non avere avuto nessun rapporto con l’ufficio di protezione civile, di non essersi mai occupato di protezione civile e meno che mai di avere avuto a che fare con la famosa Carta valanghe”. Così l’avvocato Giulio Di Berardino, oggi pomeriggio nel palazzo di giustizia di Pescara, al termine dell’interrogatorio del suo assistito, Giovanni Savini, direttore del dipartimento della Presidenza regionale e dei rapporti con l’Europa, per tre mesi, nel 2014, indagato insieme ad altre 14 persone nell’ultima tranche dell’inchiesta della Procura pescarese sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto da una valanga il 18 gennaio 2017.
Savini è indagato, in concorso con altre persone, nel filone dell’inchiesta riguardante la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv). “Il mio assistito ritiene di avere chiarito la propria posizione – prosegue Di Berardino al termine del breve interrogatorio condotto dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia – D’altronde il periodo nel corso del quale ha ricoperto quell’incarico in Regione è stato talmente breve da non lasciargli neanche il tempo di entrare in contatto con le questioni al centro delle contestazioni”.