Pescara. Tensione tra Russia e Italia per il caso del bambino russo ucciso nel 2014 a Pescara dal genitore italiano adottivo. Come riportato da Tiscali i membri della commissione di inchiesta di Mosca e il governo di Putin, lasciando intendere di interrompere tutte le pratiche di adozione provenienti dall’Italia. Sono queste le pesanti riprcussioni dell’assassinio del piccolo Maxim di 5 anni, soffocato nel sonno il 18 luglio 2014 dal padre Massimo Maravalle, 47enne informatico di Pescara con gravi turbe psicologiche. Dopo il delitto Maravalle confessò in Questura di aver soffocato il figlio con un cuscino, tentando poi di fare la stessa cosa con la moglie Patrizia Silvestri. Fu in quell’occasione che l’uomo raccontò di soffrire di psicosi atipica e di aver sospeso di sua iniziativa, quattro giorni prima del delitto, le cure prescritte dal suo psichiatra che lo aveva in cura dal 2006. Il giudice stabilì che Massimo Maravalle non è punibile perché incapace di intendere e di volere al momento del delitto. Messo in libertà vigilata dieci anni con una serie di prescrizioni, tra le quali quella di presentarsi per due volte a settimana presso un centro di salute mentale. Condannato ad un anno di reclusione, con pena sospesa, per falso in concorso. Dopo quattordici mesi di permanenza nella casa di cura e custodia dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Caserta) l’uomo ha riacquistato la libertà. La moglie Patrizia è tornata a vivere con lui, lo ha perdonato. All’uomo sono state prescritte nuove cure che dovrà decidere spontaneamente di seguire. Non c’è certezza che lo faccia. Molti i punti oscuri sui quali insistono la commissione e il governo di Mosca, che vogliono accertare se chi in Italia si è occupato di esaminare la richiesta di adozione della coppia abbia fatto tutto il possibile per accertarne l’idoneità. L’istruttoria fu lunga e complessa, e comprese due viaggi in Russia. Maravalle disse di aver comunicato, durante le pratiche per l’adozione di Maxim, i suoi problemi di salute mentale. Ma il Tribunale dei Minori dell’Aquila, viste le carte, ha risposto di “non avere elementi per cui desumere presunte patologie dell’uomo, del quale invece era stato attestato il pieno equilibrio psico-fisico”. Dopo l’assoluzione sia l’omicida che la moglie sono stati indagati per falso in concorso, con l’accusa di aver omesso il reale stato di salute di lui nel corso dei colloqui sostenuti per l’adozione con i servizi sociali del Comune di Pescara. Per gli stessi fatti sono stati indagati anche due medici della Asl. Patrizia Silvestri si difende così: “Non erano gli assistenti sociali a dover valutare il quadro clinico di Massimo. Avevamo presentato alla Asl un certificato da cui si evincevano sia la patologia di mio marito sia la posologia dei farmaci che assumeva. Lui stava bene, lavorava, aveva cura di Maxim. La sospensione della cura è stata concordata con il medico”. Quella cura, che Maravalle deve decidere di sua spontaneità di seguire, è stata ripristinata.
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