Pescara. Il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, il Partito Comunista scenderà in piazza: l’appuntamento è a Pescara, in Largo della Madonnina (ponte del Mare) a partire dalle 11. “Il 2 giugno saremo in piazza” si legge in una nota del comitato regionale abruzzese del Partito Comunista “con le nostre bandiere e con le nostre idee, con la nostra linea (la stessa), con chiunque marcerà al nostro fianco in questo momento per dire che i comunisti e le masse popolari non vogliono pagare questa crisi. Per dire che è necessario uscire dalla gabbia europea e andare verso il socialismo, e per farlo serve rendere forte il Partito Comunista e iniziare a cambiare seriamente i rapporti di forza in questo paese”.
“Qualcuno” continua la nota “ha definito questo periodo post-crisi sanitaria come un dopoguerra, facciamo in modo di prender la parte positiva del parallelo, e che, esattamente come fu all’indomani della prima guerra mondiale, quando a crollare furono i vecchi imperi e la spinta popolare che ne conseguì riuscì a generare l’ottobre sovietico ma anche il biennio rosso, oggi crollino gli stati imperialisti e il sistema capitalistico che li sostiene sotto una nuova spinta popolare che guardi verso il socialismo, riscattando quella volontà di cambiamento tradita invece nel secondo dopoguerra”.
“ll 2 giugno” si legge nella nota “è la Festa della Repubblica, quella nata dal sacrificio dei partigiani che hanno combattuto contro il nazifascismo, ma anche per la costruzione di una società nuova, più giusta, e che purtroppo non è mai arrivata. La recente crisi sanitaria ha messo a nudo l’inefficienza e la brutalità del sistema capitalista, quello che ha prima distrutto la sanità pubblica e poi ha dimostrato che il profitto e gli interessi delle classi dominanti sono sempre più importanti della sicurezza delle masse popolari”.
“Mentre operai e lavoratori sono stati costretti a produrre col rischio di ammalarsi o ad aspettare la cassa integrazione che non arriva mai, oppure precari costretti a veder scadere i propri contratti, o disoccupati e fasce più deboli come anziani e famiglie con disabili totalmente dimenticate; il ceto medio, composto prevalentemente da piccoli artigiani, lavoratori autonomi e piccoli commercianti, talvolta nati da genitori che hanno investito i sacrifici di una vita in fabbrica per donare ai figli un lavoro “sicuro e indipendente”, è stato abbandonato completamente a sé stesso” continua il comitato regionale del Partito Comunista. “A dimostrazione che la proprietà e l’indipendenza del lavoro nel sistema del capitalismo globalizzato non garantisce più nessuna sicurezza economica, e soccombe anzi agli interessi dei grandi monopoli multinazionali. Oggi più che mai è quindi il momento di unire tutti i lavoratori e le forze di tutti coloro che hanno davanti agli occhi il fallimento di una società basata sul profitto e sul mercato, un sistema nel quale per effetto delle crisi sistemiche che crea ciclicamente, il piccolo è o assorbito o deve soccombere al grande”.
“Per questo il Partito Comunista oggi rilancia l’unità di tutti i lavoratori e l’unica alleanza strategica necessaria, quella sociale, chiamando in piazza in ogni regione militanti, simpatizzanti e tutti coloro hanno bisogno di gridare, nel giorno della nascita di questa Repubblica, che questo modello di società ha fallito” prosegue la nota. “Questa è la nostra linea da sempre, alleanze sociali e non politiche, semplicemente perché le prime sono necessarie e le seconde velleitarie, effimere. Lasciamo a chi crede possibile ancora di unire la sinistra radicale, magari in un arcobaleno 2.0, tutto il tempo di rendersi conto che mentre si perde tempo ad unire piccoli pezzetti, litigiosi e diversi, alcuni storicamente opposti e impossibili da mettere insieme, fuori da questa cerchia autoreferenziale le masse popolari scelgono purtroppo falsi modelli anti-sistema come i 5 Stelle o – peggio – i populismi destrorsi della Lega e della Meloni. Fenomeni che, insieme alle varie sinistre ipocrite, pronte a gioire per le (finte) proposte di regolarizzazione temporanea degli immigrati nate dai renziani per ossequiare gli interessi della padroni della filiera del settore agroalimentare, e dimenticando che non è affatto lavoro ma schiavitù legalizzata, tutti insieme ci hanno messo in questa condizione” continua la nota.
Il Partito Comunista quindi “rilancia l’unità dei lavoratori tutti e l’alleanza con la piccola borghesia proletarizzata; un’alleanza politica e strategica che è al di sopra di ogni piano sindacale. Nel nostro paese, infatti, complesso e frammentato, questo si sviluppa di territorio in territorio con la sua legittimità e diversità, quindi proprio per questo nel rispetto delle diverse scelte dei lavoratori noi ci poniamo su di un piano diverso di unione. Fare il socialismo è il fine della nostra azione e si fa con e nel Partito Comunista”.