Pescara. A Rancitelli, quartiere di Pescara teatro di violenza e delinquenza balzate spesso agli onori della cronaca nazionale, “non esistono solo i problemi dello spaccio di droga, dell’occupazione abusiva degli alloggi sfitti o del subaffitto delle case popolari, dell’usura, della ludopatia, non c’è solo il problema della ‘presenza del male’, ma anche, e soprattutto, dell”assenza del bene’, ed è questo il problema più grave, che rende sempre più invivibile il nostro territorio”.
A denunciarlo in una nota è il parroco della chiesa dei Santi Angeli Custodi, don Massimiliano De Luca, per tutti don Max, che rivendica “una nuova normalità” per il quartiere fatta di “famiglie giovani con tanti bambini, che costringono le scuole a riaprire e che giocano serenamente nelle piazze e nei parchi”. “Nel territorio di pertinenza della nostra parrocchia – spiega don Max – non c’è più una scuola, non c’è stata mai una piazza, né luoghi di sana aggregazione per giovani o anziani, sistemi di videosorveglianza per la sicurezza dei residenti: abbondiamo di centri scommesse, di circoli privati e chi li conosce sa cosa sono realmente nella maggioranza dei casi, bische clandestine”.
“Ci eravamo illusi che l’omicidio Cervone potesse dare una svolta alla vita del nostro quartiere e tante altisonanti promesse di abbattimenti, di ‘mai più costruzioni Ater dove già ce ne fossero altre’, di costruzioni di piazze: dopo più di un anno sono ancora promesse, che con il trascorrere dei mesi vanno sempre più infarcendosi di ‘distinguo’.
“È mio dovere, come parroco impegnato sul territorio – sottolinea – ricordare a tutti coloro che sono a capo di amministrazione, Forze di Polizia e Magistratura nella nostra Pescara, che le periferie esistono e che non sono un male necessario: saranno sempre meno periferiche nella misura in cui se ne interesseranno, senza trattarle come le discariche sociali dove poter abbandonare lo scarto della società, riducendo quei territori in ghetti, che la malavita poi trasforma in fortezze a proprio uso e consumo; qualcuno ha calcolato che solo al Ferro di Cavallo ci possa essere un commercio di 1,4 mln euro di droga annui e se c’è chi vende, c’è chi compra”.
“Nonostante i tanti morti per overdose ed il continuo via vai di tossicodipendenti – spiega ancora don Max De Luca della parrocchia dei Santi Angelo Custodi – dopo 50 anni, gli scheletri fatiscenti come i palazzi Clerico e la camiceria Monti ed altri cantieri-morti e ruderi vari, sono ancora al loro posto! Ed il progetto della demolizione dell’arcinoto Ferro di Cavallo, intenzione più volte ribadita dal Governatore Marsilio, dal Presidente del Consiglio Regionale Sospiri e dal sindaco Masci, che, all’indomani dell’omicidio Cervoni, il 6 gennaio scorso presiedeva una fiaccolata per la legalità nelle vie del quartiere? Scopriamo che sarà abbattuto, ma ‘solo’ in minima parte ricostruito con una costruzione innovativa ed una grande piazza e, secondo me, si continua a far l’errore di costruire altre case popolari vicino ad altre già esistenti”.
Per don Max “non è normale che i micro-boss del quartiere possano occupare abusivamente case di proprietà pubblica, ristrutturarle per poi affittarle alla modica cifra di 350 euro al mese; oppure che gli stessi permettano, non di certo gratuitamente, l’occupazione abusiva degli alloggi sfitti Ater, che precedentemente Comune e Forze di Polizia, con costi elevatissimi per la collettività, avevano sgomberato (si vocifera di 7˙000 euro ad operazione, comprensivi di ambulanze, veterinari, muratori, elettricisti, fabbri)”. “Non è normale – prosegue – che, nonostante i vari divieti e chiusure decretati dai tanti DPCM, le famiglie malavitose hanno continuato il loro demoniaco commercio nelle consuete piazze di spaccio, avvalendosi delle tante vedette dislocate in via Tavo ed in via Lago di Capestrano, in via Osento e via Nora, ma anche di alcuni bike couriers, che vanno direttamente a casa del compratore.
Non è normale che sia lo Stato stesso a offrire opportunità di ricchezza e potere ai con-dannati, detenuti ai fanta-arresti domiciliari perché li puoi tranquillamente in-contrare al supermercato a fare spesa. “Non è normale che nelle nostre periferie, i nostri pochi bambini sono ormai abituati a giocare tra le siringhe, usate poco tempo prima da quelle larve umane che si aggirano come zombie tra la Tiburtina e via Tavo. Non è normale che anche la malavita pescarese – che esiste! – stia traendo profitto dalla crisi socioeconomica non prodotta, ma certo aggravata, dall’emergenza sanitaria: lo denunciamo da tempo”.
“La Parrocchia dei ‘Santi Angeli Custodi’ – conclude – conta ora solo 4.300 abitanti, di cui 1.400 (senza contare gli abusivi) residenti nelle residenze Ater. Sono fiero degli operatori della Caritas Parrocchiale, che assiste un centinaio di famiglie, sia quelle con certificazione Isee, come quelle sprovviste, tutte residenti nel nostro territorio. Ci sforziamo di aiutare tutti, ben sapendo che non possiamo risolvere definitivamente i loro problemi”.