Pescara. Ha mandato in ospedale un agente di polizia che stava solamente svolgendo il proprio dovere mentre gli chiedeva i documenti: J.M., nigeriano di 25 anni, con numerosi precedenti, è già libero. Di delinquere e di aggredire, ancora. Rimesso in libertà, a seguito del giudizio direttissimo, con pena sospesa. Benvenuti in Italia, dove “certezza della pena” è un’espressione aleatoria e contraddittoria, visto che si punisce il “microscopico” e si lascia passare il “macroscopico”, in nome di una logica kafkiana che sconvolge e amareggia chi possiede buonsenso, chi vive rispettando regole e leggi. Evidentemente, il sistema giustizia è inceppato e il disco di aggressioni quotidiane ai danni di chi ha il compito di difendere e tutelare la collettività è rotto. Da un pezzo.
“Rinnoviamo gli auguri di pronta guarigione al collega del Reparto prevenzione crimine Abruzzo e riteniamo che ad essere ingessato e gravemente in crisi è l’intero apparato della sicurezza” -denuncia la segreteria provinciale di Pescara FSP- “se tale individuo è riuscito a ferire e fare del male, per giunta impunemente, a un operatore di polizia, cosa potrebbe accadere a un normale cittadino?” È questa la domanda allarmante. Che richiede un’urgente e puntuale risposta.