Pescara. La sera del 20 agosto 2019, presso la parafarmacia Fedel Farma di via Tiburtina, due malviventi di sesso maschile, travisati in volto, avevano consumato una rapina.
Uno dei malfattori, armato di pistola, faceva ingresso nella parafarmacia, minacciando una dipendente e una cliente e prelevava dalla cassa la somma di 480 euro, mentre il complice si posizionava nei pressi dell’ingresso fungendo da palo. Consumata la rapina, entrambi i malviventi si dileguavano a piedi, facendo perdere le tracce.
L’immediata attività d’indagine condotta dalla Squadra mobile permetteva di identificare i due autori attraverso l’analisi dei filmati della videosorveglianza della parafarmacia e di alcuni esercizi commerciali limitrofi.
In particolare, dai tatuaggi sul braccio, si risaliva all’identità di uno dei due, B.G., 40enne pescarese residente nel quartiere di Rancitelli, soggetto già noto alle forze dell’ordine anche per reati contro il patrimonio. La successiva perquisizione domiciliare nell’appartamento occupato da B.G. che, come riferito dal suo coinquilino, nella nottata precedente non aveva fatto rientro a casa, permetteva di rinvenire una pistola soft air priva di tappo rosso, modello glock, usata per commettere la rapina, e un proiettile calibro 22, il tutto custodito nella stanza in uso al rapinatore. Quest’ultimo, anche grazie all’ausilio del personale dell’U.P.G.S.P. e del Reparto prevenzione Abruzzo, veniva rintracciato, lo stesso giorno, a bordo di un autobus di linea di ritorno da casa della compagna. Condotto negli uffici della Squadra mobile, alla presenza del suo difensore, ammetteva le proprie responsabilità, facendo altresì il nome del suo complice, M.A., 40enne teatino, tossicodipendente e con numerosi precedenti penali e di polizia. Quest’ultimo veniva subito rintracciato e, in presenza del suo avvocato, confessava di aver preso parte alla rapina, facendo recuperare parte degli indumenti indossati in quella circostanza.
A seguito di tutti gli elementi d’indagine raccolti, nella mattinata odierna, personale della Squadra mobile dava esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare emesse dall’Ufficio del Gip presso il Tribunale di Pescara, che apriva le porte del carcere a B.G., e sottoponeva M.A. alla misura degli arresti domiciliari.