Pescara. “È mancata, sinceramente, una efficace gestione e coordinamento dell’emergenza. Il mio sfogo contro il Prefetto e la Prefettura segnalava questo problema. Un pezzo dello Stato non si era accorto se non in ritardo, che c’era bisogno dello Stato in Abruzzo in quei giorni. Che le turbine erano poche, che le strade erano impercorribili, che l’ emergenza aveva carattere eccezionale, che il prolungarsi degli eventi atmosferici avrebbero, come purtroppo poi è accaduto, potuto produrre anche vittime tra i civili”. Lo scrive in una lunga lettera inviata agli organi di stampa, Claudio Ruffini (non indagato), l’ex segretario particolare del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, in merito alle intercettazioni che lo riguardano inerenti i giorni di maltempo di metà gennaio in Abruzzo, tra cui anche il 18 quando si verificò la tragedia dell’hotel Rigopiano, con 29 vittime. “Di certo non potevo essere Claudio Ruffini l’uomo solo al ‘comando’ per gestire una calamità di tale proporzioni, sconosciuta in Abruzzo se non in Italia”, dice Ruffini. “Le leggi del nostro ordinamento – prosegue l’ex segretario del presidente della Regione – individuano chiaramente le figure preposte a gestire le emergenze. Vi è una precisa catena di comando e di coordinamento. Non trovo alcun riscontro che la figura del personale di segreteria o di staff di un organo politico, possa essere ‘incaricata’ di funzioni e ‘compiti’ che è il nostro ordinamento a stabilire ed individuare con cura”. “Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto (chi poteva saperlo?) non avrei esitato – scrive Ruffini – a rivolgere tutte le attenzioni del caso al territorio di Rigopiano. Così come in quelle ore, fatte di telefonate frenetiche, delle sollecitazioni più disparate, di sindaci arrabbiati e preoccupati, ritengo che era ‘umanamente’ impossibile offrire risposte adeguate a tutti i sindaci ed a tutti i territori”. “Io – spiega – ho pensato a indirizzare mezzi, uomini e soccorsi, dove mi veniva richiesto. Il mio unico pensiero è stato ‘richiedere turbine’ ed ‘aiutare’ i comuni più in difficoltà”. E conclude: “Il mio passato da amministratore locale, con un forte radicamento ai territori, avrà certamente influito in quei giorni. Mi sono messo a disposizione come fa un sindaco oppure un consigliere comunale quando vede che la sua comunità è in pericolo. Questo è stato il segno di tutta la mia vita politica fino a quei drammatici giorni, che sono coincisi, poco dopo, con la mia uscita dalla sfera pubblica. Ho vissuto e vivrò i giorni di Rigopiano con grande dolore ed ineludibile tristezza”.
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