Pescara. In vista dello sciopero nazionale della dirigenza medica proclamato per il 23 novembre, l’Anaao Abruzzo – che si prepara alla mobilitazione con il sit-in in programma nello stesso giorno davanti all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, alle ore 11 – rende noti in questi giorni i documenti nei quali sono denunciati i problemi e i disagi della categoria nei vari presidi territoriali.
Oggi e’ la volta di Fabio Di Stefano, segretario aziendale Anaao Pescara: “Lo sciopero del 23 novembre 2018 richiama l’attenzione delle istituzioni, dei cittadini e delle parti sociali su una serie di criticita’ che condurranno in breve al completo smantellamento del servizio sanitario nazionale: contratto non rinnovato da dieci anni, omessa stabilizzazione dei precari, invecchiamento della dirigenza sanitaria e medica a cui non si contrappone la programmazione di nuove assunzioni per garantire il ricambio generazionale ed evitare pericolosi vuoti assistenziali”.
“Le condizioni di lavoro – sostiene Di Stefano in una nota – sono sempre piu’ disagiate sia per l’eccesso di orario sia per la pressione lavorativa nei reparti che gestiscono l’emergenza-urgenza, dove sono sempre piu’ frequenti ripetute aggressioni al personale, che malgrado abnegazione e sacrificio non riesce a far fronte alle aumentate esigenze di assistenza di una popolazione sempre piu’ anziana che trova nell’ospedale l’unico punto di riferimento. Nella ASL di Pescara la declinazione delle criticita’ esposte si correla in maniera diretta. Alcune unita’ operative sono composte in maggioranza da precari con il rischio che alla prima occasione questi possano andare via, mettendo in ginocchio le attivita’ specialistiche interessate”.
“Un altro elemento di criticita’ – prosegue – ci viene consegnato dalle cronache giornalistiche sulle ripetute aggressioni del personale, che determina un ulteriore scadimento delle condizioni di lavoro, gia’ onerate da eccessi orari e impossibilita’ a fruire delle ferie. Ci troviamo nel paradosso che molti medici ospedalieri hanno cosi’ tanti giorni di ferie residue da smaltire che praticamente ‘anticipano’ la quiescenza di molti mesi con ovvie ripercussioni assistenziali. Inoltre si lamenta la scarsa flessibilita’ aziendale che, in ottemperanza a norme nazionali, sottrae dai cartellini orari le ore lavorate in eccesso con tempestivita’ senza permettere a molti sanitari di organizzarsi per il recupero e/o la eventuale monetizzazione.
“La trattativa aziendale si svolge con lentezza – denuncia la nota – e molti temi sindacali come orario di lavoro, formazione, libera professione non vengono mai affrontati. Molti organi aziendali come il Consiglio dei Sanitari finalizzati alla partecipazione rappresentativa della dirigenza sanitaria e medica alla governance aziendale non sono quasi mai convocati. Infine un problema atavico della nostra ASL riguarda l’assorbimento di risorse da parte di quelle discipline ad alto costo a valenza regionale, che vengono sostenute dalle magre casse della Asl e non da predeterminati finanziamenti regionali”.