Pescara. Sindacato e Ordine dei Giornalisti rispondono al sindaco Masci.
“Giornali, agenzie e in genere i mezzi dell’informazione esercitano liberamente e con voce plurale il loro dovere di cronaca e di critica, che trova fondamento in un principio costituzionale e corrispondenza nel parallelo diritto dei cittadini a essere informati. Questo basilare principio di ogni democrazia va ancora una volta ribadito a un politico intollerante verso le voci della libera stampa. Questa volta si tratta del sindaco di Pescara Carlo Masci, che replica infastidito, con un violento post sulla sua pagina Facebook, alle notizie sul suo dietrofront a proposito della concessione della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre. La testimone vivente dell’orrore dei lager, occorre ricordare al sindaco Masci, è sotto scorta perché quotidianamente oggetto di vergognose minacce proprio attraverso le piattaforme social che Masci esalta come praterie della libera manifestazione del pensiero, contrapponendole all’informazione garantita, nei mass media, da professionisti tenuti all’osservanza di regole e garanzie. È un curioso capovolgimento della realtà che malcela l’eterno riproporsi dell’insofferenza del potere e degli uomini di potere verso ogni forma di controllo sul proprio operato”.
Il sindaco Masci aveva così commentato, sulla sua pagina Facebook, la vicenda.
“QUESTO È IL MIO PENSIERO SULLA VICENDA DELLA SENATRICE LILIANA SEGRE. CHI DICE CHE IO NON VOGLIO DARLE LA CITTADINANZA ONORARIA DICE UNA COSA NON VERA.
La vicenda della senatrice Liliana Segre, testimone vivente dell’orrore della Shoah e dei rigurgiti di antisemitismo via web, è una cosa troppo seria per farne oggetto di una sterile e soprattutto strumentale polemica politica. E appunto per questo trovo degno del teatro dell’assurdo e indegno della coscienza civile alimentare un dibattito su un argomento sul quale tutti siamo e dobbiamo essere d’accordo. La proposta di concedere la cittadinanza onoraria di Pescara alla senatrice Liliana Segre, non può e non deve essere lanciata sul tavolo di discussione per motivi puramente politico-emozionali, sminuendo il suo ruolo e svilendo il concetto stesso di cittadinanza onoraria. Da sindaco di Pescara sarei onorato e fiero di annoverare come concittadina una personalità come Liliana Segre, ma allo stesso tempo non posso non rilevare che tale concessione deve consolidare un legame preesistente e non può calare dalla rutilante iniziativa estemporanea di una consigliera comunale. Proprio per questo motivo ho già dichiarato pubblicamente di voler ospitare la senatrice Segre a Pescara in occasione del Giorno della memoria, il 27 gennaio 2020, per testimoniarle il nostro affetto, la nostra solidarietà concreta, il nostro senso di ripudio di ogni forma di antisemitismo e di ferma condanna degli orrori del passato. E creare così quel rapporto tra lei e Pescara che finora è mancato. Quale sia la nostra ferma posizione su Shoah e antisemitismo è in perfetta coerenza con quanto questa amministrazione sta concretamente facendo e di cui qualcuno preferisce invece non accorgersi, innescando controversie che non esistono, estrapolando ad arte frasi dal contesto, alimentando polemiche che non hanno ragion d’essere. Ho personalmente voluto che per la prima volta Pescara fosse in prima fila tra le città europee per la XX Giornata della cultura ebraica, che si è tenuta non a caso a Palazzo di città. L’amministrazione comunale ha altresì promosso l’incontro Pescara-Israele. Ad ambedue gli eventi non abbiamo visto partecipare nessuno di chi oggi si straccia le vesti e punta il ditino di un moralismo che sa tanto di speculazione politica e di trovata pubblicitaria autopromozionale. Respingo pertanto ogni provocazione e ogni bassa insinuazione su un tema che richiama alla memoria le atrocità del passato e le intolleranze del presente, che si combattono con la diffusione della cultura e non con slogan di partito e proclami che non sono né premesse né conseguenze di atti concreti. Se la senatrice Liliana Segre va omaggiata per essere stata una vittima innocente del nazismo, allora siamo tutti in ritardo, considerato che la cittadinanza onoraria non è stata concessa né a lei né a personalità come Piero Terracina, Sami Modiano, le sorelle Bucci, ai sopravvissuti della Shoah e alle vittime di ogni totalitarismo che purtroppo la Storia non ci ha risparmiato. Se lo è invece per la violenza del web, l’elenco sarebbe sterminato, e quindi il criterio sarebbe del tutto sbagliato, perché dobbiamo in altri modi trasmettere ideali e valori alle nuove generazioni, sottraendole così alle banalizzazioni, alle superficialità, alle strumentalizzazioni di partito, ai rischi di veicolare odio e insulti con la vigliaccheria dell’anonimato. Un percorso si costruisce anche, a esempio, ricordando con vie e giardini i perseguitati e gli oppressi di tutti i totalitarismi, i Giusti tra le nazioni che rischiarono la vita per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte, quella Brigata ebraica che versò il suo sangue nella guerra di liberazione dal nazifascismo e che per biechi motivi politico-ideologici viene esclusa dalle celebrazioni del 25 aprile”.