Pescara. Contro la guerra che affossa anche l’economia sono già migliaia gli allevatori, gli agricoltori e i pescatori della Coldiretti in piazza da Nord a Sud del Paese. Non riescono più a coprire i costi di produzione per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle loro aziende e vogliono far sentire la loro voce. Se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori, le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni.
Numerosi i cartelli di protesta dei produttori che ben riassumono l’emergenza di queste ore, da “Putin facciamo la pace a “Mettete i fiori nei vostri cannoni” e ancora da
“Fermiamo la guerra dei prezzi” a “No alla guerra che aumenta la fame” e “Non possiamo produrre in perdita”.
La Coldiretti fa sapere che al Porto Antico di Genova in darsena a Calata Vignoso è in corso l’iniziativa “barche aperte” e il “giardino della pace”, a Bari in piazza Libertà è allestita una stalla con mucche e vitelli, mentre a Mestre a Forte Marghera sfilano i trattori ed è stata aperta l’arca di Noè con gli animali della fattoria a rischio di estinzione, a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais.