Pescara. “Il punto sul quale ci siamo soffermati è quello relativo alla figura tecnica, che è emersa, di D’Alfonso funzionario di fatto e re delle turbine e, di conseguenza, anche dominus e responsabile per colpa della prigionia dei nostri assistiti che è stata causa dell’evento”. Così l’avvocato Romolo Reboa, che insieme ai legali Roberta Verginelli, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano assiste il superstite Giampaolo Matrone e i familiari di Valentina Cicioni, Marco Tanda e Jessica Tinari, deceduti nel disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, in Tribunale a Pescara, a margine della prima udienza per la discussione delle opposizioni alle 22 richieste di archiviazione.
“Se una Regione approva una legge e non la manda avanti, non può sottrarsi dalla responsabilità di un evento”, ha proseguito Reboa, con riferimento alla mancata approvazione della Carta pericolo valanghe, “non può un ente mandare a morire delle persone facendole salire al resort, sapendo che resteranno prigioniere”, ha concluso il legale, “il Comune è uno degli enti responsabili, poi a salire ci sono la Provincia e la Regione”.