Pescara. “Il legislatore finora ha parlato molto, ma ha fatto poco per affrontare il problema delle molestie e discriminazioni sul lavoro, che riguarda da vicino tantissime donne”. Così Chiara Sabatini, vice presidente dell’Ordine degli avvocati di Pescara, oggi pomeriggio nell’aula Alessandrini del Palazzo di Giustizia della città adriatica, portando i saluti del presidente Di Bartolomeo nell’ambito del convegno “Discriminazioni e molestie: strumenti di prevenzione e tutele”, organizzato dalla sezione Abruzzo-Molise dell’Agi (Avvocati Giuslavoristi italiani), in vista della 20esima Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
“E’ un’iniziativa che va premiata”, ha aggiunto Sabatini, “anche per il coraggio di avere scelto un argomento che non ha una strettissima valenza tecnico-giuridica, ma che è di grandissima importanza”. Tra i relatori Luciana Criaco, presidente di Agi Friuli Venezia Giulia; Lola Aristone, presidente di Agi Abruzzo-Molise, Fausta Guarriello, ordinario di Diritto del Lavoro all’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, Annalisa Rosiello, del foro di Milano, Tatiana Biagioni, presidente di Agi Lombardia, Alessandra Genco, consigliera di Parità presso la Regione Abruzzo; Annarita Mantini, procuratore aggiunto di Pescara, Francesca Di Muzio, docente di Diritto penale all’Università di Macerata e Sara Di Giovanni, psicologa del Centro Antiviolenza Ananke di Pescara.
“Sappiamo che l’80,9% delle donne che subiscono molestie sul lavoro non denunciano ed è un aspetto legato a questioni di vulnerabilità della vittima, non solo per una questione di genere, ma anche e soprattutto per via di quello squilibrio di potere che si verifica sul luogo di lavoro”. Lo ha detto Francesca Di Muzio, avvocato del foro di Roma e docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università di Macerata, al convegno a Pescara. “Le donne sono scoraggiate dal denunciare, in primis perché c’è una cultura del silenzio che è stata parzialmente svelata negli ultimi anni incentivando le donne a non minimizzare questa violenza subdola che si presenta in un caso su due sul posto di lavoro”, ha proseguito Di Muzio, “livello penale il problema è anche l’inquadramento di questo genere di situazioni, perché non abbiamo un reato penale legato alle molestie sessuali, ma varie fattispecie penali sulle quali possiamo lavorare per incardinare un processo a carico non soltanto del collega o del superiore gerarchico, ma anche nei confronti del datore di lavoro, e in tal senso può essere molto importante la costituzione dei centri anti-violenza come parti civili”.