Pescara. Sì alla terza dose di vaccino anti-Covid alle categorie più fragili, come trapiantati, dializzati e over 80, ma con criterio. Non tutti infatti hanno una scarsa risposta alla vaccinazione, e per questo sarebbe opportuno monitorare i loro livelli di anticorpi neutralizzanti in modo periodico con test appositi, come quello rapido da poco validato in Italia.
A spiegarlo all’ANSA è il virologo e docente di Microbiologia dell’università Bicocca di Milano, Francesco Broccolo.
“Al momento – spiega – non vi sono dati sulla sicurezza della terza dose, mentre sono usciti alcuni studi sugli immunodepressi, in particolare trapiantati e dializzati, che
rispondono poco alle prime due dosi e bene alla terza”. Secondo Broccolo, “la terza dose andrebbe valutata per
gli immunodepressi, quali trapiantati e dializzati, e gli over80, soprattutto quelli che risiedono nelle Rsa, perché
hanno mostrato di avere una risposta immunitaria più debole e meno duratura”. Per il virologo però sarebbe
opportuno valutare chi, tra queste categorie, ha realmente bisogno della terza dose, “perché non tutti hanno una
risposta bassa al vaccino”. A tal fine potrebbe senz’altro essere utile fare in queste persone “un monitoraggio
periodico dei livelli di anticorpi neutralizzanti, perchè sono questi quelli che proteggono dall’infezione”. Uno
strumento efficace da questo punto di vista, più che il test sierologico in sé, “che rileva gli anticorpi totali”,
potrebbe essere “il nuovo test rapido pungidito, da poco validato e prodotto da un’azienda italiana, che rileva i
livelli degli anticorpi neutralizzanti – conclude Broccolo – Per monitorare ogni 1-2 mesi la situazione di anziani
e dializzati per esempio sarebbe molto utile, facile da usare ed economico”.