San Vincenzo Valle Roveto. È il 51enne originario della Valle Roveto, Attilio Frasca, l’uomo arrestato dai carabinieri della compagnia di Tagliacozzo oggi pomeriggio nei boschi di San Vincenzo Valle Roveto.
Fiasca è stato condannato definitivamente a una pena di 26 anni per omicidio doloso e altri reati avvenuti nella provincia di Roma con fine pena prevista nel 2032. L’altro ieri non era rientrato nella casa circondariale di Pescara, dove stava scontando la pena. Le ricerche sono iniziate da San Vincenzo Valle Roveto dove si trovava in permesso premio. “È stato rintracciato nel pomeriggio in zona boschiva dopo un’ampia battuta di ricerca durata oltre due giorni. Dopo l’arresto è stato ricondotto nel carcere di Pescara su disposizione dell’autorità giudiziaria di Avezzano”, scrivono i militari dell’Arma in una nota ufficiale.
L’arresto nei boschi a San Vincenzo Valle Roveto oggi pomeriggio
Un’imponente operazione dei militari dell’Arma della compagnia di Tagliacozzo, in Valle Roveto, dove si sono mobilitate diverse pattuglie per cercare Attilio Frasca, conosciuto in paese. Il suo volto è stato mostrato spesso in tv, è stato protagonista di diverse trasmissioni televisive che trattavano cronaca nera.
I militari agli ordini del capitano Michele Valentino Chiara hanno setacciato la Valle Roveto, ricca di verde e di boschi. Attilio Frasca, nel 2005, era stato irrintracciabile per giorni prima di essere arrestato. L’operazione dato il numero degli uomini e delle pattuglie impiegate, non è passata inosservata nei piccoli centri della Valle Roveto.
Chi è Attilio Frasca
L’omicidio a Roma nel 2005: uccise 25enne a colpi d’ascia in testa e lo nascose nel giardino di casa
Frasca è nato a Roma nel 1970. I suoi genitori sono di originari dell’Abruzzo, della Valle Roveto precisamente. La sua infanzia l’ha trascorsa tra le borgate romane di Monteverde, Tor de Cenci e Spinaceto. A sedici anni aveva già abbandonato gli studi e già era diventato protagonista della piazza dello spaccio di droghe leggere. Fermato anche per piccoli furti, per diversi anni ha coltivato il sogno di diventare un famoso calciatore. Il sogno anche di tanti suoi coetanei.
La gloria del calcio non arrivò. Arrivò invece la vicinanza a frange dell’estremismo ultras attivo nella Capitale, dove la violenza era all’ordine del giorno.
Nel 2005 un omicidio efferato gli cambiò per sempre la vita. Attilio Frasca, all’epoca trentacinquenne, aiuta un suo amico tossicodipendente ospitandolo a casa. Durante una festa Frasca scopre che proprio quell’amico ha molestato una sua giovane parente e questo gesto gli scatena una rabbia irrefrenabile che scaturirà in un omicidio. Sette colpi di ascia. Alla testa. Da lì a trent’anni di galera.
Alla scoperta dell’omicidio si giunse per caso: il padre di Attilio Frasca, scrive Repubblica, era stato colpito da un principio di infarto e trasportato d’ urgenza al Sant’ Eugenio. La mamma, preoccupata per le condizioni del marito, chiamava ripetutamente il figlio al telefono senza riuscire a rintracciarlo. Nel pomeriggio, allarmata per il silenzio di Attilio, aveva telefonato ai carabinieri.
I militari, per prima cosa, erano andati in via Franchetti a controllare che cosa potesse essere successo. Una volta arrivati sul posto, “i carabinieri hanno bussato all’abitazione di Frasca, ma nessuno ha risposto. Hanno quindi sfondato la porta e, una volta entrati in cucina, hanno trovato tracce di sangue ovunque. I militari sono dunque usciti e hanno cominciato a perlustrare il cortile e il giardino condominiale. Durante la ricerca, alle 17.30, la scoperta del cadavere nascosto sotto coperte e cassette di legno. La testa e i piedi chiusi in sacchetti di plastica. Secondo gli investigatori il delitto sarebbe stato commesso la notte precedente. Qualcuno ha raccontato ai carabinieri di avere assistito l’altra notte a una lite in strada, forse proprio tra Roberto Nardi e Attilio Frasca. Un testimone riferisce di aver visto un’ascia in mano all’uomo che litigava con Roberto”, scrive nel 2005 il quotidiano.
L’arresto da parte dei carabinieri dopo 3 giorni
L’arresto arrivò dopo tre giorni. Quando i carabinieri lo trovarono aveva un cappellino calcato in testa e il bavero alzato ma i militari lo riconobbero subito.
Dopo un’attenta e accurata indagine si risalì a lui come l’assassino di Tor de’ Cenci. Fu bloccato in via Attilio Colautti, a Monteverde Vecchio, mentre tentava di avvicinarsi a un fratello. “Immobilizzato da una presa di ferro, Frasca non ha neanche accennato a una reazione ma ha solo provato a dare un nome falso. Poi si è chiuso in un mutismo invalicabile. Sull’occhio, il vistoso segno di un pugno sferrato da Roberto Nardi durante la lite che aveva preceduto il delitto. Un finale di sangue dopo una discussione nata durante una festicciola in via Scipione Franchetti, da un commento galante”, scriveva ancora Repubblica 17 anni fa.
Roberto Nardi si era rivolto con qualche avance non proprio da gentiluomo alla ragazza di un cugino di Attilio Frasca. Frasca aveva reagito facendone una faccenda d’onore e i due, verso le 23, si erano affrontati a calci e pugni nel cortile condominiale. Una lite violenta seguita da una riconciliazione che sembrava sincera: i due si erano abbracciati chiamandosi fratelli.
Per l’omicidio utilizzò un’arma micidiale con la lama pesante 600 grammi e affilata come un rasoio. Attaccò il 25enne alle spalle. Gli frantumò la testa. Poi prese il corpo e lo trascinò in cortile, nascondendolo sotto un mucchio di sacchi della spazzatura e cartoni. Voleva farlo sparire in un secondo momento ma poi il padre si sentì male e il non presentarsi all’ ospedale fece preoccupare la madre che chiamò i carabinieri.
Non appena si è diffusa la notizia della sua sparizione i carabinieri di Tagliacozzo si sono mobilitati. Il capitano Chiara ha predisposto un serrato servizio che ha nuovamente assicurato Frasca alla giustizia, riportando serenità alla comunità che si era fortemente preoccupata per quanto accaduto.
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