Campli. Diego, tre anni il 10 gennaio, è stato ricoverato 5 giorni all’ospedale di Teramo per quella che avrebbe dovuto essere una gastroenterite. Ma dopo essere tornato a casa, è stato visitato altre tre volte perché i dolori non finivano, ma nessuno si è accorto che la prima diagnosi era sbagliata. Dopo 12 giorni di cure inutili il piccolo Diego ha rischiato di morire se non fosse stato operato di appendicite nel reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale di Pescara. Il piccolo è ancora ricoverato e passerà il compleanno in ospedale e non è ancora fuori pericolo. Il 24 dicembre scorso il bambino con 40 di febbre è stato portato al Pronto soccorso di Teramo dove i medici hanno diagnosticato una gastroenterite. Il bambino è stato ricoverato nel reparto di Pediatria e dimesso il 29 dicembre anche se i valori non erano stabili. Il 2 gennaio, Diego è stato visitato di nuovo al Pronto soccorso di Teramo dove il medico ha parlato di meteorismo addominale per giustificare i dolori all’addome. Stessa cosa il giorno successivo. Il 4 gennaio la mamma di Diego contatta il pediatra di fiducia che, dopo la visita, ha consigliato un’ecografia che ha evidenziato una massa di 4 centimetri per 6 e si ipotizzava un probabile fecaloma, cioè un ammasso di feci che il bambino non sarebbe riuscito a espellere. Il medico che ha eseguito l’esame ha programmato una visita di controllo l’8 gennaio. Ma Diego sta sempre peggio e i genitori decidono di portarlo alla Chirurgia pediatrica di Pescara. Qui, dopo un’ecografia, si è scoperto che non aveva mai avuto la gastroenterite ma che l’appendice si era perforata e il liquido di scarto si era raccolto in un ascesso nell’intestino. Dopo sole due ore Diego è stato operato d’urgenza. “Venuti a conoscenza dalla stampa del caso del bimbo di tre anni operato in urgenza di appendicectomia a Pescara, dopo un ricovero presso l’Ospedale di Teramo, la Direzione Sanitaria Aziendale della ASL teramana ha immediatamente avviato un’indagine conoscitiva attraverso l’attivazione della propria Unità Operativa di Gestione del Rischio Clinico. Lo scopo è quello di individuare eventuali criticità specifiche nel percorso effettuato dal piccolo paziente, sia in ambito territoriale che ospedaliero. L’analisi permetterà di chiarire “cosa è accaduto”, “perché è accaduto”, “le criticità individuate” e le “possibili soluzioni”, condivise con gli operatori, idonee a diminuire sempre più la rischiosità dei percorsi assistenziali”.
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