Pescara. Ripreso davanti al tribunale collegiale di Pescara, il processo MareMonti relativo a presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione della variante alla Statale 81, frutto di un’ inchiesta che risale al 2008 e conta undici imputati, tra i quali l’attuale presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, per fatti che risalgono a quando era presidente della Provincia di Pescara , e gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto. Il procedimento, che riguarda fatti accaduti tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi anni del Duemila, è ormai indirizzato verso la prescrizione per la quasi totalità dei reati. Restano in piedi soltanto una serie di illeciti amministrativi, che chiamano in causa le eventuali responsabilità delle società coinvolte nel procedimento. L’inchiesta riguarda principalmente la mancata realizzazione della Strada Statale 81, la cosiddetta MareMonti, nell’area Vestina, e la perizia di variante approvata dalla Provincia di Pescara, allora presieduta da D’Alfonso, che per l’accusa avrebbe permesso al gruppo Toto di realizzare la strada, senza autorizzazioni, all’interno della riserva naturale del lago di Penne. Davanti al collegio presieduto dal giudice Rossana Villani, sono sfilati quattro testimoni dell’accusa, rappresentata dal pm Gennaro Varone. Sono stati ascoltati prima Fernando Di Fabrizio e Claudio Giancaterino, in qualità di direttore e tecnico della riserva naturale, che hanno ripercorso i passaggi legati alla perizia di variante al centro del procedimento. Subito dopo è stata la volta di Antonio Margiotti, consulente della Forestale nell’ambito dell’indagine. Infine ha preso la parola Michele Brunozzi, assistente capo del Corpo Forestale di Pescara, che ha risposto alle domande di Varone, ripercorrendo le varie fasi dell’indagine. La deposizione di Brunozzi, data la corposità della materia, è stata interrotta e riprenderà nel corso della prossima udienza, fissata dal giudice al prossimo 24 aprile. In quell’occasione sarà ascoltato anche un consulente del pm. D’Alfonso è imputato per falso e truffa, per responsabilità risalenti al suo incarico di presidente della Provincia ricoperto tra il 1995 e il 1999. In base all’impianto accusatorio, l’appalto per la realizzazione della strada MareMonti sarebbe stato stravolto con l’obiettivo di renderlo vantaggioso per l’impresa Toto Costruzioni Spa. Gli altri imputati, che con D’Alfonso e gli esponenti della famiglia Toto devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e concussione, sono il progettista della strada, Carlo Strassil, il responsabile del procedimento ed ex provveditore alle opere pubbliche della Regione Toscana, Fabio De Santis, il commissario straordinario Valeria Olivieri, il membro del Cda della Toto Costruzioni Cesare Ramadori, il direttore dei lavori, Paolo Lalli, il dirigente dell’Anas Michele Minenna e Angelo Di Ninno, funzionario incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l’incidenza ambientale della variante.
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