Pescara. Nella serata del 15 marzo, in occasione della rassegna “Babook”, al Babilonia di Pescara si è tenuto l’incontro con casa editrice divenuta tra le migliori in Abruzzo, emersa ormai anche nel panorama nazionale (finalista Premio Strega con “XXI Secolo” di Paolo Zardi).
In occasione di questa serata, ho avuto il piacere di incontrare Francesco Coscioni e intervistarlo.
Un grande benvenuto su Abruzzo Live.
Cominciamo subito con l’intervista. Otto anni fa, assieme ad Angelo Biasella, hai fondato la Neo Edizioni. La vostra ormai è diventata una delle migliori case editrici (se non la migliore in assoluto) in Abruzzo. Sarà una domanda banale e che vi avranno già ricolto mille volte, ma come si riesce a emergere dalla giungla editoriale, e come si riconosce la qualità di un romanzo?
“Ti ringrazio per ciò che dici. Anche se ci sono altre tante case editrici valide in Abruzzo, semplicemente si fanno perc orsi diversi. Noi abbiamo lavorato molto sui contemporanei, sugli esordienti, per cui in questo senso portiamo avanti il nostro discorso e, in Abruzzo, siamo gli editori che hanno più investito in questo aspetto.
Qual è poi il fiuto per riconoscere un libro di qualità? È una questione di gusto personale. Prima di tutto, siamo lettori, e lo siamo nell’occhio di questa casa editrice; in questo modo andiamo a scegliere determinati autori e determinati libri. Alla fine è come se tu fai un qualunque altro prodotto, come ad esempio un vino. Decidi che vuoi fare un vino biologico, o un montepulciano, e farai quindi delle scelte di gusto, ti incontrerai con dei viticoltori, per decidere come sarà poi il tuo vino.”
Dal momento che sei innanzitutto un lettore, quali sono i libri che, da lettore, ti hanno cambiato la vita? E quali, invece, quelli che ti hanno cambiato l’esistenza da editore?
“Nell’adolescenza, il primo libro che mi ha cambiato è stato di uno scrittore italiano: Carlo Levi. “Cristo si è fermato a Eboli” mi ha proiettato in tutto un altro mondo rispetto a quello che io credessi fosse la letteratura. Ti parlo di libri che hanno segnato cambiamenti: con questi libri ho cambiato gusto.
C’è stato poi “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, poi l’incontro con Carver, e infine Houellebecq (non tutti i libri: gli ultimi non mi piacciono). Di quest’ultimo, soprattutto “Le Particelle elementari”.
E da editore ti direi ovviamente tutti i nostri libri! (ridiamo)
A parte gli scherzi, sicuramente il primo libro che pubblicammo: un’antologia di fiabe riscritte. Gli autori prendevano le fiabe classiche e le riscrivevano in chiave contemporanea. Mi ha cambiato da editore sia perché è il primo libro: ci ha lanciati e ci ha fatti conoscere; e poi, essendo diciotto autori, abbiamo saggiato la diversità, le sfumature, ci ha fatto scuola. Da lì abbiamo ampliato il ventaglio del gusto da editore, pur rimanendo concentrati su certi aspetti.
“XXI Secolo” di Paolo Zardi poi ci ha cambiato dal punto di vista della visibilità, essendo arrivato in finale allo Strega.”
Arriviamo quindi alla domanda seguente. Qual è stata l’emozione di vedere un vostro romanzo raggiungere un simile traguardo? Ve lo aspettavate?
“No. È stato strano perchè non conoscevamo nessuno. Conosciamo tante persone dell’ambiente, ma non abbiamo “conoscenze importantissime”. Quando ci siamo trovati con questo romanzo, il mio socio, Angelo Biasella (il direttore editoriale), disse: con questo libro possiamo provare allo Strega.
I due “Amici della domenica” che devono candidare un libro per farlo partecipare, accettarono di leggerlo e, alla fine, gli piacque. Erano scrittori molto diversi: Giancarlo De Cataldo, che scrive noir, e l’altra Valeria Parrella, che scrive tutt’altro genere. Nel momento in cui decisero di candidarlo, la gioia fu tantissima.
Poi l’emozione nello scoprire di essere finalisti fu ancora più grande. Cominciammo a brindare in sede dalle sei del pomeriggio, mantenendo rapporti con l’esterno, ma sempre con birra e vino.”
A proposito di Paolo Zardi, è appena uscito il suo nuovo romanzo “La passione secondo Matteo”. Puoi parlarcene?
“È un romanzo diverso rispetto a tutto quello che Paolo ha scritto sino ad adesso. Lui nasce come scrittore di racconti. Alcuni lo definirono addirittura come il “miglior scrittore italiano di racconti vivente”, poi si è cimentato con il romanzo, però mantenendo come stile e voce la stessa impronta, una continuità. Con questo nuovo libro invece c’è un’evoluzione, si amplia la voce, si ammorbidisce e diventa più classico. La tematica rimane sempre molto forte: un legame ambiguo tra due fratellastri, e poi si confronta con l’eutanasia, tema attualissimo, innestando questi due aspetti nel racconto di viaggio.”
Invece per quanto riguarda altri romanzi usciti da poco, Gianni Tetti con “Grande Nudo” sta avendo un grande riscontro, e forse anche lui potrebbe avviarsi sulle vie dello Strega. Qualche parola su questo romanzo?
“Devo dire la verità. “Grande Nudo” è la più grande scommessa editoriale che abbiamo fatto. Gianni, secondo me, è una delle voci italiane più particolari, più personali. Ha sempre raccontato un suo mondo particolare. Con noi ha pubblicato questa trilogia del Vento, di cui “Grande Nudo” è concettualmente il romanzo conclusivo. Le tematiche sono sempre nere; lui indaga sull’aspetto più bestiale dell’uomo, ma con una voce tutta sua. Esula dal nero del genere, crea un genere proprio. Usa moltissimo questa paratassi, che dovrebbe essere veloce, ma invece nel suo caso non è così, perchè tende a lavorarti ai fianchi, ti avvolge, ti tira dentro. La stesura iniziale era di mille pagine, poi con Angelo ha lavorato tanto e sono riusciti a ridurlo a settecento pagine. Più di altri, è un romanzo-mondo, crea un mondo pieno di personaggi, le cui storie si espandono e abbracciano questa Sardegna particolare. Un libro da abitare.
Non ci aspettavamo questa risposta entusiastica, essendo comunque un libro difficile e complesso. Inoltre forse sarà candidato allo Strega, ma stavolta il movimento è stato molto più spontaneo. Stavolta sento invece una spinta più automatica. La vedo comunque difficile, perchè è un romanzo particolare. Significherebbe però, secondo me, raggiungere un punto nuovo anche per lo Strega, perché è un romanzo diverso da quelli che solitamente entrano nel premio.”
Cosa consigli a un giovane che volesse entrare nel mondo dell’editoria, come editore e come scrittore?
“Da editore, si deve armare di tempo e di pazienza. Non deve spaventarsi di lavorare, perché si lavora tantissimo. L’editoria è un buco nero: ti tira dentro. Un amore con un’amante un po’ scostante, che la ami, ma soffri, perché chiede un mare di attenzioni, ti succhia l’anima
Da scrittore: perseveranza e studio. Lettura più che scrittura. Lo scrittore dovrebbe conoscere i meccanismi, e quando li conosci, puoi leggere molto meglio; quando leggi così è come se stessi scrivendo, perché capisci come funziona, il “perché funziona”. Capisci le voci narranti, lo sguardo, che tipo di lingua occorre per una storia.
Puoi anche avere una bellissima storia, ma se non trovi la voce giusta non è detto che esca un buon romanzo”.
Ti ringrazio a nome di AbruzzoLive e ancora complimenti per Neo Edizioni!
“Grazie a voi! A presto!” @AndreaMicalone