Dalle prime ore della mattinata odierna, sessanta finanzieri del GICO di L’Aquila e della Compagnia di Giulianova, con l’ausilio di unità cinofile, dei “baschi verdi” di Pescara e dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno, stanno dando esecuzione ad 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP del Tribunale di L’Aquila, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti (ex artt. 73 e 74 del D.P.R. nr. 309/90) a carico dei componenti di una consorteria criminale, costituita prevalentemente da soggetti appartenenti a famiglie rom stanziali legati da vincoli di parentela diretta, operativa sul litorale della provincia di Teramo e della vicina provincia marchigiana di Ascoli Piceno.
Il clan, che opera storicamente nei territori di Alba Adriatica (TE) e Martinsicuro (TE), è dedito in maniera sistematica alla commissione di svariati delitti, ed ha il monopolio del traffico dell’eroina sulla costa. Per questo la Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila ed il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila hanno orientato la propria azione investigativa su questa organizzazione.
Gli arresti costituiscono l’atto conclusivo di una vasta indagine denominata “BIG STONE” avviata, nel mese di Marzo del 2012, dal G.I.C.O. di L’Aquila e dalla Compagnia di Giulianova, coordinata dal Procuratore della Repubblica di L’Aquila Fausto Cardella e dal Sostituto Procuratore Fabio Picuti e che ha consentito di reprimere o ricostruire decine di episodi di traffico e centinaia di episodi di spaccio di eroina.
L’indagine, si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali e servizi di osservazione e pedinamento, ed ha consentito di fare luce, nel dettaglio, sull’operatività degli arrestati, tutti personaggi ben avvezzi ai frequenti interventi delle forze dell’ordine e per questo motivo particolarmente attrezzati ad eluderne i controlli. Alcuni degli indagati, agli arresti domiciliari per reati analoghi, dalla loro abitazione ordinavano l’eroina da fornitori operanti nella vicina Provincia di Ascoli Piceno e rivendevano lo stupefacente ai propri clienti, forti del capillare controllo del territorio in cui operavano. Persino i figli minori di due degli arrestati sono stati impiegati come vedette per controllare la presenza di forze dell’ordine nella zona e per effettuare le consegne dell’eroina.
I finanzieri dell’antidroga, con un certosino ed articolato lavoro investigativo sottotraccia, sono riusciti a monitorare e ricostruire tutte le fasi del traffico reprimendo, quando possibile, episodi di spaccio che hanno portato a sequestri complessivi da quasi mezzo chilo di eroina. Questo ha consentito di individuare ed attribuire a ciascun indagato il ruolo, le responsabilità, la posizione gerarchica all’interno dell’organizzazione.
La complessità ed efficacia delle indagini è testimoniata proprio dai numerosissimi episodi di cessioni a terzi destinatari/consumatori finali accertati e repressi, tipici di una capillare organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Oltre alla ricostruzione dell’operatività dell’associazione per delinquere, le indagini svolte dai finanzieri sono state orientate anche a ricostruire il profilo economico-finanziario degli arrestati, al fine di garantire l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti attraverso il traffico di sostanze stupefacenti. A seguito di un articolato screening patrimoniale, sono state infatti accertate disponibilità ingiustificate di
beni immobili, nonché di liquidità finanziare sui conti correnti bancari, nell’ordine di circa un milione di Euro.
Sono stati quindi posti in sequestro, su disposizione del GIP del Tribunale di L’Aquila Marco Billi, due immobili ubicati nei Comuni di Alba Adriatica e Martinsicuro, nonché tutte le disponibilità bancarie esistenti sui conti correnti riconducibili agli indagati.