Bussi. Poco più di 1,8 miliardi di euro: è questa la richiesta di risarcimento record per danni ambientali e di immagine formulata nei confronti degli imputati dall’avvocatura dello Stato nel processo per la mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara) della Montedison che ha celebrato la terza udienza in Corte d’Assise d’Appello all’Aquila. Di questa somma ingente, già chiesta in primo grado, 1,376 miliardi sono per conto del ministero dell’Ambiente, 500 milioni della Regione Abruzzo, 1 milione della presidenza del Consiglio dei ministri e 3,155 milioni del commissario delegato dal governo per il bacino AternoPescara. La richiesta è stata formulata dall’avvocato dello Stato Generoso Di Leo. “A Bussi sono state create discariche abusive” ha spiegato Di Leo” c’è una sostanziale distinzione tra inquinamento e creazione di discariche che sono vive e continuano a fare danni fino a quando non chiudono. A Bussi c’è un disastro che prosegue nel presente”. La prossima udienza è fissata per il 19 gennaio. La sentenza è prevista per il prossimo 31 gennaio.
Valori delle sostanze tossiche e cancerogene nelle acque sotterranee vicina alla mega discarica di Bussi sul Tirino (Pescara) aumentati anche di 14 volte in un anno. Piante che contengono fino a cinque sostanze potenzialmente portatrici di cancro. Questi gli allarmanti verdetti dello studio svolto nell’estate 2015 dall’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta) dopo la chiamata di alcuni privati cittadini che abitano a valle del sito Montedison oggetto del processo di Appello in corso all’Aquila in queste settimane, con sentenza in arrivo a fine gennaio, dopo le 19 assoluzioni in primo grado del 2014. Il documento, secondo quanto si è appreso, è stato presentato da tempo alla procura della Repubblica di Pescara. Inoltre, pur non facendo parte degli atti processuali, è stato citato nell’udienza di oggi dall’avvocato dello Stato Cristina Gerardis, attualmente direttore generale della Regione Abruzzo, nel suo lungo intervento. Le difese degli imputati sono insorte, ma il collegio giudicante ha invitato a spiegare il riferimento e ora si attende di sapere se lo studio entrerà nel processo. L’udienza si è conclusa con la richiesta record di risarcimenti per 1,8 miliardi di euro agli imputati. Si tratta di analisi integrative e che mostrano dati aggravati su diverse sostanze nocive rispetto a quelle che la stessa Arta aveva svolto proprio nel 2014 commissionate dall’allora commissario straordinario, Adriano Goio, poi deceduto. In definitiva, si denuncia un rischio sanitarioambientale “superato, sia per la salute umana, sia per la protezione della risorsa idrica sotterranea” e un sistema di messa in sicurezza di emergenza che “non è in grado di contenere la contaminazione all’interno dei confini del sito e pertanto deve essere integrato”.