L’Aquila. Fare presto, fare ancora il possibile, al limite dell’impossibile con le forze allo stremo e le difficili condizioni meteo. Un altro giorno è passato, un altro diario di bordo, un’altra pagina di una tragedia senza fine. L’euforia per le buone notizia di vita che in queste ore hanno dato speranza, si sostituisce però all’angoscia per quanti ancora sono sotto i cumuli di macerie e neve del resort ai piedi del Gran Sasso. A Rigopiano non si sentono più voci, fanno sapere i soccorritori, che non mollano la presa, instancabilmente sul posto della tragedia per fare quanto ancora è umanamente possibile fare. Uomini e mezzi di soccorso sondano il terreno tutt’intorno. Il paesaggio è lunare. La tempesta di neve insiste. Il lavoro dei cani è fondamentale per capire se sotto la valanga c’è ancora qualche segnale di vita. Il bilancio, ancora molto provvisorio, dopo 80 ore di lavoro consecutivo, è di 9 persone tratte in salvo a cui si aggiungo i due sopravvissuti, il cuoco in vacanza a Rigopiano e il manutentore dell’hotel. Tutti salvi i 4 bambini rimasti intrappolati. 5 sono invece i morti. Ai due sopravvissuti recuperati giovedì all’alba – Giampiero Parete e Fabio Salzetta – si aggiungono la moglie di Parete, Adriana Vranceanu, i figli Gianfilippo e Ludovica e gli altri due bimbi, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo. Nella notte sono stati estratti vivi Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi. @gianlucarubeo
Per 23 persone c’è ancora speranza, ma c’è anche il dramma della disillusione. In tanti notizie nel campo base di Penne e nell’ospedale di Pescara, sperano che qualcosa accada, hanno bisogno di sapere che cosa ne è stato di chi in un giorno di vacanza, tra le montagne dell’Abruzzo, ha vissuto un’esperienza terrificante. Il caso emblematico è quello del padre di Stefano Faniello. Prima illuso, e poi finito nell’angoscia. “Il prefetto ci ha detto: tutto quello che vedete sui media e quello che sentite dire non conta niente, vale solo quello che vi dico io. E ci ha detto che i lavori, lì sulla valanga, andavano avanti, che avevano individuato cinque persone vive delle quali lui aveva i nomi. Fra quelle persone mio figlio era il secondo della lista. La sua fidanzata Francesca era al terzo posto. Che dice lei? Ero autorizzato o no a sperare di vederlo arrivare su qualche ambulanza? E invece…”. Stefano ancora non c’è e la fidanzata Francesca si chiede quando arriva Stefano.
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