Farindola. “Non si può parlare statisticamente di un fatto eccezionale”. A chiarirlo è il climatologo dell’Università di Ferrara, Massimiliano Fazzini che fa parte del pool di tecnici e legali incaricati dal Comune di Farindola per un’indagine difensiva preventiva sulla tragedia dell’hotel Rigopiano nel corso di una conferenza stampa convocata dal sindaco Ilario Lacchetta, riferendosi alle nevicate cadute nell’area tra il 17 e il 18 gennaio scorso, giorno della tragedia. “Sono nevicate, di due tre metri di neve, nella nostra zona di riferimento” spiega Fazzini ” a una quota di 1.2001.300 metri, che non rappresentano un evento eccezionale, ma ricorrente: eventi nel 2005, 2009, 2011, 2015. Quindi parlare di eccezionalità non deriva dai dati scientifici che abbiamo verificato. Sono una cosa normale per questa zona, con fenomeni ripetuti quasi ogni anno”.
“Abbiamo trovato uno strato interessante e particolare su cui il professore Fazzini e l’ingegner Cordeschi stanno lavorando, l’avere riscontrato sul fondo (della valanga, ndr.) un metamorfismo costruttivo con una brina di fondo”. A tracciare una sorta di ‘identikit’ della valanga abbattutasi sull’hotel Rigopiano è la guida alpina Maurizio Felici che, lo scorso 5 febbraio, sfidando condizioni meteo proibitive, su incarico del Comune di Farindola ha effettuato un sopralluogo tecnico nella zona. “Ho messo la sonda ha spiegato Felici nel corso della conferenza stampa convocata dal sindaco di Farindola ho fatto una trincea, ho scavato la neve, ho fatto un profilo, ho visto i vari strati all’interno e sul fondo, si chiama brina di fondo, e ho rilevato questo tipo di cristallo. Ero sulla valanga, sui pendii leggermente a monte del distacco più basso, quindi su un pendio caratteristico della valanga. È un tipo di cristallo che si è potuto formare dopo ma risale all’evento valanga del 18 gennaio scorso”. Quando si parla di metamorfismo costruttivo ci si riferisce in particolare a un fenomeno per cui i cristalli di grandi dimensioni si accrescono progressivamente mentre quelli piccoli si dissolvono, comportando una perdita di resistenza dello strato di neve trasformato. I dati raccolti dall’esperto dovranno ora essere analizzati.