Pescara. “La situazione di fatto concreta in cui si è trovato a operare l’indagato induce a ritenere che Provolo abbia agito in buona fede (che, quindi, l’agente modello, nella medesima situazione di fatto, non era in condizione di potersi avvedere dell’errore), atteso che, non potendo accedere personalmente sotto le macerie, e verificare de visu la circostanza dell’effettiva permanenza in vita di Stefano Feniello, non era in condizione di poter ritenere inattendibili le indicazioni ricevute dal personale specializzato che stava operando in concreto”. Cosi’ il gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, motiva l’archiviazione della posizione dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, in relazione alla vicenda delle errate notizie e informazioni fornite ai genitori di Stefano Feniello, una delle 29 vittime di Rigopiano, in merito al presunto rinvenimento in vita, tra le macerie, del figlio.
“Non possono evidenziarsi”, rimarca il gip nell’archiviazione, “profili di colpa in capo al predetto per aver fatto affidamento su quanto lui riferito dai soggetti che, effettivamente, avevano avuto contatti diretti con i soggetti ancora in vita tra le macerie”. L’ex prefetto resta comunque imputato per altre ipotesi di reato, sia nel procedimento principale sia in quello bis sul presunto depistaggio.