Farindola. Proseguono senza sosta le indagini della Procura di Pescara sulla tragedia dell’hotel Rigopiano che ha causato 29 morti. In settimana prenderanno probabilmente la strada dell’acquisizione di tutte quelle che sono le competenze in materia. La prima parte sarebbe servita fin qui a cristallizzare la situazione e ad individuare tutti i soggetti che erano sul campo a lavorare, mentre adesso si punterà ad individuare le linee di comando. A tenere banco, intanto, è soprattutto la questione dell’allerta valanghe Meteomont: già il 17 gennaio e poi per tutto il 18 gennaio l’ allerta su Rigopiano era di livello 4 su un massimo di 5. Sull’argomento è intervenuto il sottosegretario regionale Mario Mazzocca, per dire che “i bollettini Meteomont sono stati pubblicati sul sito regionale della protezione civile ed erano pertanto pienamente e tempestivamente visibili da parte di chiunque e segnatamente da parte di chi aveva precisi compiti in materia”. Simone Angelucci, sindaco di Caramanico Terme, località montana a circa 70 chilometri da Rigopiano, ha riferito che nei giorni in cui c’è stata la valanga a Rigopiano, aveva ricevuto il bollettino Meteomont. “Ho ritenuto necessario coinvolgere esperti” spiega ”che mi hanno indotto a chiudere una delle quattro strade che ho sottoposto alla loro attenzione”. “Sono comunque sicuro che, anche se a Farindola avessero ricevuto il bollettino con un livello di allerta valanghe 5, il sindaco a tutto avrebbe pensato tranne che ad evacuare l’hotel”, dice ancora Angelucci. “Ricevo il bollettino Meteomont con l’allerta valanghe dai carabinieri forestali” sottolinea il sindaco di Caramanico Terme ”ma poi sono io a dovermi assumere delle responsabilità”. “Meteomont compie delle valutazioni a campione nei pressi dei luoghi in cui c’è la stazione di rilevamento spiega Angelucci Caramanico ad esempio è un territorio molto ampio, con 7 frazioni e 40 chilometri di strade, e anche quando c’è un rischio valanghe 4 o 5, non posso certo chiudere tutte le strade”. Il sindaco spiega come si regola normalmente nel Comune che amministra.
“In genere quando ricevo i bollettini di allerta faccio ordinanze di interdizione solo per lo scialpinismo e l’escursionismo su neve” riferisce Angelucci “assumo queste decisioni sulla base delle mie conoscenze personali e storiche”. Secondo Angelucci i comuni montani dovrebbero istituire una “Commissione valanghe”, perché, dice “abbiamo il compito di assumere responsabilità, senza essere necessariamente degli esperti. Nel mio caso ho alcune conoscenze specifiche, ma non sempre è così” conclude Angelucci ”per istituire organismi tecnici riconosciuti, in grado di valutare in modo appropriato. Servirebbero però risorse, che invece ci continuano a tagliare”.