Pescara. L’ultima telefonata al fratello e alla madre poi un colpo di pistola. Si è tolto la vita così M.S. un 32enne originario di Pescara in servizio come agente della polizia penitenziaria al carcere del Coroneo di Trieste. Come riporta Il Centro la tragedia è avvenuta ieri intorno alle 13. Il giovane pescarese lascia la moglie e due figli piccoli. A dare l’allarme sono stati i suoi stessi colleghi ai quali si era rivolto il fratello dell’agente dopo aver ricevuto la drammatica telefonata. Secondo quanto ricostruito dalla Mobile di Trieste, infatti, il giovane doveva prendere servizio ieri per il turno dalle 14 alle 20. Invece sul posto di lavoro si è presentato con largo anticipo, intorno alle 13, tanto da scherzarci su con i colleghi che l’hanno visto sereno e tranquillo. In realtà, in carcere era andato a prendere la pistola di ordinanza nel suo armadietto e con quella, una Beretta 7,65, nel cortile di casa, l’ha fatta finita. Quando il 118, dopo l’allarme diffuso dai colleghi, è arrivato sul posto, era già troppo tardi. «Sembra non avere fine», scrive affranto il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Sappe, Donato Capece, «il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria: nel 2015 ci sono stati 15 casi di suicidio nelle file della polizia penitenziaria». Sgomento Giovanni Altomare, segretario Sappe del Friuli Venezia Giulia: «Era un ragazzo d’oro e nulla faceva presagire la tragedia. Sono sconvolto». Tuttavia secondo gli inquirenti avanza l’ipotesi di problemi familiari.
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