I giochi fanno parte nell’intimo di una cultura di un popolo. In essi sono presenti elementi caratteristici di usi e costumi, delle tradizioni e delle eredità tanto popolari, quanto religiose, quanto civili. E così come la storia, l’arte, la filosofia e tanti altri ambiti della vita, anche l’eredità dei giochi viene tramandata di generazione in generazione attraverso i secoli. Non solo.
Queste tradizioni sono degli orgogli locali di ogni regione che le popolazioni custodiscono gelosamente per una chiara fermezza nell’affermare la propria identità per non dimenticare il proprio passato e portarlo avanti nonostante la rivoluzione digitale in atto in epoca moderna. E in questo l’Abruzzo è tra le regioni che affermano la propria cultura con orgoglio e passione. Anche attraverso giochi, come il Cucco, Accanduscià e la Campana, giochi tipici della tradizione abruzzese, giocati tantissimo ancora oggi anche dalle generazioni più giovani.
Oggi, inoltre, la tecnologia e il mondo digitale ci permette di giocare a tanti giochi tipici italiani anche sugli schermi dei nostri smartphone. Dall’altra parte però un gioco tradizionale d’Abruzzo come il Cucco non trova spazio nelle varie versioni delle moderne piattaforme di gioco, che tendono a prediligere i giochi di carte mainstream, conosciuti su larga scala sia a livello nazionale o internazionale- Puoi trovare il poker, la scala 40, la classica scopa online, come pure il blackjack o lo scopone, ma non certamente il Cucù. Diciamola tutta però. Ci sono giochi che rendono davvero se giocati dal vivo, vissuti per strada insieme ai amici per assaporare momenti unici di socialità e divertimento.
Cucco
Il Cucco è uno dei giochi tipici più famosi dell’Abruzzo che si gioca con il mazzo di carte tipico formato da 40 tessere con gruppi che vanno da I a XV. Si gioca con le carte e innanzitutto si dispongono i giocatori ai quali viene data la possibilità di sfruttare un massimo di 3 vite ciascuno, dopodiché si viene dichiarati “morti”. Ad inizio giro il mazziere distribuisce una sola carta a testa e ogni giocatore può decidere se mantenere la carta che gli è stata assegnata oppure passarla al giocatore alla sua destra. Questi non può rifiutare il cambio, a meno che non possegga un “trionfo”, cioè una carta che abbia un valore da XI a XV. Alla fine del giro si scoprono tutte le carte insieme e il giocatore che ha la carta più bassa perde una vita. Ovviamente esce dal gioco chi perde tutte le vite. Chi è “morto” però può “resuscitare” facendo parlare uno dei giocatori ancora in vita.
Accanduscià
Diffusissimo anche l’Accanduscià che si giocava tanto per strada con i pochi spiccioli che si aveva nel proprio borsello. Un esempio di come il passato e il territorio sia custodito gelosamente. Bisognava scagliare una monetina verso un muro così da cercare di avvicinarsi il più possibile alla soglia tra il muro stesso e la strada. Chi faceva il lancio più vicino a questo margine raccoglieva così le monetine di tutti i giocatori. Una variante era fatta con un’aggiunta. Il giocatore che era stato più preciso di tutti raccoglieva le monete e le impilava tra indice e pollice e prima di lanciarle per aria dichiarava se fossero cadute di testa o croce. Tutte quelle che erano cadute con la scelta effettuata andavano al giocatore, mentre le rimanenti restavano a disposizione degli altri giocatori che provavano a impossessarsi a turno delle monete sempre nella stessa maniera.
Campana
E poi c’è uno dei giochi più famosi tra tutte le generazioni di ragazzi che hanno attraversato la storia. La campana, giocato non solo in Abruzzo ma diffuso in tutte le regioni d’Italia ma famoso in tutto il mondo. In fondo bastavano solo tre elementi: una strada, una pietra e un gessetto. E naturalmente tanto divertimento e una bella compagnia di amici in un gioco ripreso anche da tanti artisti di strada, che spesso animano le serate estive della nostra terra. Preparare questo gioco richiedeva tempo, a seconda di quanto il percorso fosse lungo. Si parte infatti dalla preparazione della campana disegnando sull’asfalto una serie di quadrati in sequenza, a mo’ di sentiero da percorrere saltellando su un solo piede. Terminato il percorso inizia il gioco e si lancia una pietra in uno di questi quadrati precedentemente disegnati. Saltellando vi si arriva dentro e si raccoglie la pietra. Dopodiché ci si gira e sempre saltellando si rientra alla base. Ovviamente tutto questo deve avvenire senza cadere e senza mettere per terra l’altro piede, a meno che non ci si trovi in due caselle adiacenti. Solo in quel caso è possibile mettere un piede in un quadrato e l’altro in quello al suo fianco.