Le carte da gioco non sono mai passate di moda, tantomeno in Italia, dove quasi tutte le regioni vantano di fatto un proprio mazzo caratteristico, il più delle volte totalmente differente da quello francese. Solo negli ultimi anni è arrivato anche l’Abruzzo ad abbracciare la tradizione, di conseguenza in pochi conoscono le caratteristiche delle carte che circolano da queste parti. In questo caso ci troviamo di fronte a un mazzo da 40 unità, in linea con la maggior parte di quelli regionali. Notevoli sono le analogie con le specifiche carte napoletane. Nel mazzo abruzzese ogni seme omaggia una singola città: gli ori, rappresentati come presentose, sono legati a L’Aquila, le coppe a Teramo, le spade a Chieti e i bastoni a Pescara.
Non solo. Numerose sono le chicche che esaltano la cultura abruzzese qua e là, nascoste tra le carte. Così come in quelle siciliane il 3 dorato conteneva il simbolo della Trinacria, in quelle abruzzesi l’asso di denari, ad esempio, contiene un riferimento allo stemma de L’Aquila, attraverso la raffigurazione di un rapace posto sulla “bolla d’oro” di Federico II di Svevia, che per l’occasione veste i panni del re. L’asso di coppe ricorda i motivi delle ceramiche di Castelli, l’asso di spade esibisce l’effigie il Guerriero di Capestrano e quello di bastoni, infine, reca il motto dannunziano “Audere semper”. Un’altra celebre frase del poeta è presente nel 2 di spade: “Ferrum est quod amat”. Nel 4 di coppe, invece, c’è il fregio quattrocentesco della lapide delle “male lingue”, con la scritta “A lo parlare agi mesura”.
C’è voluto un po’ di tempo, ma oggi anche l’Abruzzo può finalmente affermare di godere di una propria cultura per quanto riguarda le carte da gioco. La necessità di creare un mazzo originale risale al 2010 e fu sottolineata in primis dal Comitato organizzatore “Mostre ceramiche antiche e moderne” di Teramo. Stravolgere le carte e le loro raffigurazioni non avrebbe avuto molto senso, motivo per il quale è possibile notare tante somiglianze con quelle napoletane, considerate le carte italiane per eccellenza. Anche l’Abruzzo, però, ha una sua storia peculiare, di conseguenza era impossibile non pensare di citare in primis il Vate.
Fu l’incisore Leonello Recchia ad occuparsi dei disegni, allo scopo di imprimere quanto più possibile l’anima abruzzese nelle carte, evitando però di snaturarle e di non seguire i parametri che da sempre permeano i mazzi italiani e fanno parte dell’immaginario collettivo. Una sostanziale differenza con molti altri mazzi regionali risiede invece nelle dimensioni delle carte, che in Abruzzo contano 82 mm in lunghezza e 51 in larghezza. Misure simili a quelle campane.
Mantenere in vita la tradizione delle carte da gioco è importante anche nell’era di Internet. Oggi il loro impiego è fortemente condizionato dalla diffusione di sale da gioco virtuali, dove a dominare sono le celebri carte francesi o le carte napoletane per i giochi italiani. I giochi di carte in formato digitale, come anche i giochi da tavolo online, hanno inevitabilmente impattato sull’utilizzo dei tradizionali giochi cartacei. Chi vuole improvvisare una partita a Scopa o a Tresette tende sempre meno a radunarsi nelle case o nelle piazze per divertirsi dal vivo. La creazione delle carte abruzzesi, le ultime carte italiane ad essere state inventate, rappresenta dunque un’adeguata risposta all’avanzare dell’intrattenimento tecnologico.